L’acquisizione del linguaggio nel bambino

Nel bambino l’acquisizione del linguaggio avviene in modo spontaneo ed inconsapevole attraverso l’esposizione alla lingua.  Si sviluppa secondo tappe ordinate e sequenziali che prendono avvio dalla percezione degli stimoli sonori presenti nell’ambiente circostante, si evolvono attraverso la ripetizione per imitazione e giungono all’intenzionalità comunicativa e alla produzione spontanea.

Va da sé che un ambiente affettivamente accogliente e ricco di stimoli sonori favorisca lo sviluppo del linguaggio. La ricchezza di scambi linguistici adulto/bambino e l’esposizione fin da piccoli a materiale linguistico strutturato risultano essere indispensabili per lo sviluppo successivo (si possono reperire informazioni sul sito  www.natiperleggere.it )

Anche un adeguato svezzamento, una adeguata stimolazione delle strutture fonoarticolatorie sono di notevole importanza per porre basi corrette allo sviluppo linguistico.

Alcuni bambini possono presentare delle difficoltà di apprendimento del linguaggio.  Tali difficoltà nella maggior parte dei casi possono essere legate ad aspetti evolutivi e normalizzarsi nel tempo, altre volte sono un segnale di un disturbo vero e proprio.

E’ importante osservare i bambini ed individuare quei “campanelli di allarme” che potrebbero indirizzare i genitori alla necessità di maggiori stimolazioni o ad a un eventuale approfondimento diagnostico.

L’equipe dei Laboratori Anastasis offre servizi di consulenza sui DL

Ma quali sono i segnali d’allarme da tenere in considerazione?

Bambini che:

Sotto l’anno presentano un babbling sporadico e poco variato. Il babbling, o lallazione, è  la produzione di  sillabe formate da consonante/vocale, ripetute secondo un ritmo simile al parlato adulto.  Possono essere sillabe uguali (es. ba ba ba -babbling canonico),  o diverse (es: ma pa ba – babbling variato).

Oltre i 12 mesi mostrano una comunicazione intenzionale scarsa o assente.

A 18 mesi non hanno ancora una produzione stabile di parole con significato, per comunicare utilizzano poco i gesti ed usano prevalentemente l’indicazione richiestiva rispetto a quella dichiarativa. Il gesto può essere usato per richiedere l’intervento o l’aiuto dell’adulto (funzione richiestiva) oppure quando il bambino vuole condividere con l’adulto l’interesse o l’attenzione su un evento esterno (funzione dichiarativa).

A 24 mesi producono meno di 50 parole e utilizzano poco la combinazione gesto-parola. Presentano ritardo nella fase di “esplosione del vocabolario” che si sposta dai 24 ai 30 mesi oppure non si presenta affatto.

A 30 mesi evidenziano assenza della fase combinatoria ( frase formata da due/tre paroline ) e utilizzano un vocabolario più semplice (onomatopee, routine, nomi, pochi verbi).

Utile, inoltre, ricordare che le aree del linguaggio si differenziano in Produzione e Comprensione e che questi due processi sono distinti e indipendenti. La difficoltà di produzione del linguaggio non sottende necessariamente una difficoltà di comprensione ma talvolta i due aspetti possono influenzarsi e coesistere.

Talvolta associata alla scarsa produzione lessicale può evidenziarsi una difficoltà di comprensione.

I bambini possono apparire “pigri” o “distratti” ma sovente la carenza di comunicazione o di comprensione sono legate ad una difficoltà linguistica. E’ necessario, quindi, attivare strategie che supportino lo sviluppo linguistico e monitorare i cambiamenti del bambino.

Le strategie di supporto

La relazione mamma-bambino sta alla base dello sviluppo linguistico iniziale.  E’ importante che il genitore sostenga gli scambi comunicativi guardando il bambino, imitando i suoi vocalizzi, utilizzando la mimica, la gestualità ed un linguaggio semplice e modulato (Motherese) .

E’ necessario che ogni mamma parli al figlio nella propria lingua: parlare in una lingua diversa dalla propria rischierebbe di impoverire e snaturare gli scambi comunicativi. E’ importante cantare ninne-nanne, rime, filastrocche …raccolte dalla propria cultura e dai ricordi familiari.

E’ importante stimolare la bocca: un adeguato svezzamento, una stimolazione graduale alla masticazione, un utilizzo limitato del ciuccio (e comunque non oltre i due anni e mezzo) favoriranno la coordinazione motoria necessaria all’articolazione dei suoni del linguaggio.

E’ importantissimo giocare insieme al proprio bambino per favorire lo scambio comunicativo, la capacità di ascolto, il rispetto dell’alternanza del turno, l’attenzione condivisa, lo sviluppo cognitivo ecc…..oltre al piacere di dedicare al proprio figlio un tempo riservato solo a lui.

E’ essenziale sostenere la comprensione verbale parlando con il bambino, utilizzando un lessico semplice e brevi frasi sintatticamente corrette. Utile raccontare brevi storie illustrate, denominando le figure ed esplicitando gli avvenimenti in uno scambio dialogico con il bambino. Libretti inizialmente semplici, tattili e sonori, poi via via con immagini più ricche e storie più articolate, rappresentano uno strumento indispensabile per favorire l’arricchimento lessicale, morfosintattico e narrativo.

Anche il gioco del “far finta” (gioco simbolico) è importantissimo. L’adulto dovrebbe dedicare quotidianamente del tempo a questa piacevole attività, mettendosi di fronte al bambino, possibilmente alla stessa altezza, e utilizzando un linguaggio motivante per il bambino. Necessario utilizzare oggetti concreti eseguendo dapprima semplici azioni (es. pappa, nanna, macchinine…), poi via via ampliando e variando le sequenze di gioco (es. preparo la pappa, la mescolo, la metto nel piattino, la do alla bambola e all’orsetto, ecc…).

Il linguaggio dell’adulto deve essere lento, modulato, variare di intensità e intonazione quasi come se si drammatizzasse una storia. Le frasi devono essere sintatticamente corrette ma non troppo lunghe.   E’ possibile applicare la regola del +1: se il bambino usa frasi di una sola parola interloquire con frasi di massimo due o tre parole intervallate da pause al fine di facilitare la comprensione e il processamento dei suoni es.: “la bimba….. mangia…. vedi mangia…..am am…. è buono….”).  In alcuni casi è necessario utilizzare, in una prima fase, un linguaggio essenziale ricorrendo anche alla frase minima (bimba pappa, bau nanna),  con l’obiettivo di renderla più strutturata attraverso l’uso di termini più appropriati, verbi, articoli pronomi aggettivi ecc. ( noi andiamo a mangiare”, “ora si va a dormire”)

I giocattoli possono essere organizzati in scatole ed etichettati con un’immagine che ne rappresenta il contenuto (es. bambole, piattini, macchinine), ciò faciliterà l’organizzazione categoriale del lessico.

Anche strumenti digitali quali la televisione, il tablet o il computer possono essere di aiuto, ma devono essere usati con moderazione, regolati e mediati dall’adulto.  I bambini ne sono attratti, ma è necessario che non siano loro i “gestori” dello strumento. E’ consigliabile introdurre TV e Tablet dopo i due anni e per tempi limitati (max 15-20 minuti al giorno). Commentare insieme ciò che si guarda può facilitare la capacità di comprensione, di denominazione e di memorizzazione.

A cura di Valeria Allamandri, Lucia Ballerini, Elettra Cerruti, Maria Carmela Valente

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