“Ogni studente suona il suo strumento, non c’è niente da fare. La cosa difficile è conoscere bene i nostri musicisti e trovare l’armonia. Una buona classe non è un reggimento che marcia al passo, è un’orchestra che prova la stessa sinfonia” (Daniel Pennac)
I Disturbi dell’Apprendimento a scuola
Il tema dei Disturbi dell’Apprendimento è oggi molto sentito e discusso nel mondo della scuola, così come la consapevolezza della diversità degli stili di apprendimento e della ricchezza dei profili neuropsicologici di tutti gli alunni. Infatti, con la legge 170/2010, che ha per la prima volta tutelato i Disturbi Specifici dell’Apprendimento nel sistema scolastico italiano, è stato introdotto il concetto di didattica individualizzata e personalizzata, facendo riferimento alla necessità di trovare e costruire metodologie e strategie educative che possano permettere ad ognuno di raggiungere il proprio successo scolastico e vivere un’esperienza di apprendimento significativa e di successo. Ciò può essere possibile soltanto adattando la didattica alle caratteristiche neuropsicologiche di ogni alunno con l’idea di valorizzare i punti di forza e compensare le fragilità per permettere a tutti di raggiungere gli stessi obiettivi di apprendimento.
La classe dovrebbe essere il contesto all’interno del quale ciascun alunno può sperimentarsi con i propri limiti e le proprie risorse e costruire delle possibilità e delle strade per l’apprendimento di successo.
Ma perché è così importante parlare di didattica individualizzata e personalizzata?
Gli studi e le ricerche sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento, così come le Linee Guida più recenti, non fanno che sottolineare quanto le caratteristiche e le abilità neuropsicologiche dei ragazzi con DSA siano spesso peculiari e molto differenziate: per alcuni la memoria di lavoro è particolarmente deficitaria, per altri lo è la capacità di selezione attentiva e di focalizzazione sul compito, per altri ancora è la componente fonetica ed espressiva del linguaggio ad essere compromessa; allo stesso tempo, qualcuno ha prestazioni superiori alla media nelle prove di ragionamento visuo-percettivo, qualcuno nei compiti di memoria a breve e lungo termine.
A riguardo, è importante precisare che ciò vale per tutti, a prescindere dalla traiettoria di sviluppo: ognuno di noi ha punti di forza e fragilità e ognuno ha un proprio profilo neuropsicologico. Ciononostante, per i ragazzi con DSA, le discrepanze tra funzioni neuropsicologiche a volte sono più marcate e quindi tale variabilità è ancora più significativa e da tenere in assoluta considerazione.
Coerentemente con ciò, è utile tenere in considerazione anche che gli stili di apprendimento di ognuno, ovvero quelle strategie preferenziali di percezione, elaborazione e recupero delle informazioni, possono essere talvolta molto diversi. Infatti, gli stili di apprendimento si differenziano per modalità sensoriali (stile visivo, cinestesico, verbale, uditivo), per strategie cognitive di elaborazione dei contenuti (ad esempio, stile globale/analitico o sistematico/intuitivo) e infine per gli aspetti motivazionali ed emotivi, che fanno parte delle sfumature caratteriali e temperamentali di ogni alunno e che rendono l’approccio allo studio sempre diverso. Ad esempio, un alunno con uno stile di apprendimento prevalentemente visivo e globale potrà apprendere con più successo ed in maniera più approfondita se i contenuti sono presentati e rielaborati attraverso una mappa ricca di immagini e di collegamenti che dia una visione complessiva e sintetica dell’argomento; questa stessa strategia didattica, invece, sarà del tutto fallimentare per un alunno con uno stile di apprendimento verbale e sistematico.
Per quanto riguarda gli alunni con Disturbo dell’Apprendimento, molte ricerche hanno confermato che spesso c’è una prevalenza dello stile visivo e globale, ma bisogna sempre fare molta attenzione alle differenze individuali e agli aspetti più personali, emotivi e motivazionali che contraddistinguono ogni singolo bambino o ragazzo.
Dunque, la variabilità neuropsicologica e negli stili di apprendimento all’interno di una classe, è inevitabilmente tale da rendere necessario un adattamento della didattica. È dunque compito dell’insegnante trovare un punto di incontro tra i bisogni e le caratteristiche di tutti gli alunni e la proposta didattica in modo tale che gli obiettivi di apprendimento possano essere raggiungibili e significativi per tutti, a prescindere dallo stile cognitivo e dal canale preferenziale per l’elaborazione e l’apprendimento dei contenuti. Infatti, è fondamentale che le strategie didattiche si collochino nell’area di sviluppo prossimale (Vygotskij, 1996), ovvero in quello spazio di apprendimento e di sviluppo compreso tra ciò che lo studente è già in grado di fare e ciò che potenzialmente può raggiungere come traguardo; sono proprio gli strumenti e le strategie didattiche che, partendo dalle potenzialità e dalle esigenze di ogni alunno, possono accompagnarlo nella conquista di nuovi passi del proprio percorso scolastico. È così che l’esperienza di apprendimento può diventare un successo!
Qualche idea per rendere la didattica più inclusiva e a misura di tutti
Molto spesso la ricchezza e la complessità dei tanti cervelli e dei tanti percorsi evolutivi in una classe rendono difficile concretizzare l’idea di didattica inclusiva e personalizzata per tutti, ma soprattutto per gli alunni con Disturbi dell’Apprendimento.
Vediamo allora qualche spunto per gli insegnanti e gli educatori, partendo dal presupposto secondo cui qualsiasi obiettivo di apprendimento può essere raggiunto con più soddisfazione se le metodologie e le strategie sono flessibili e molteplici, in grado dunque di adattarsi alle caratteristiche emotive, cognitive e motivazionali di ogni alunno.
Proporre attività didattiche con materiale multisensoriale, analogico e concreto. Per gli alunni con Disturbi dell’Apprendimento può essere talvolta faticoso apprendere e studiare su attività e materiali astratti, teorici e prevalentemente verbali (scritti o orali); ciò a causa delle difficoltà nella comprensione, nella memoria di lavoro, nel mantenimento dell’attenzione, ma anche e soprattutto a causa delle cadute specifiche nella lettura, nella scrittura o nel calcolo. Pertanto potrebbe essere utile promuovere un’idea di apprendimento multisensoriale e dalle tante sfaccettature. Nel percorso scolastico è importante che tutti i sensi siano coinvolti proprio perché gli stili di apprendimento in una classe possono essere molto differenti e ognuno può avere un proprio canale preferenziale per l’elaborazione delle informazioni.
Alcuni esempi potrebbero essere l’utilizzo di immagini e di foto/video, di canzoni, di carte geografiche, di tutto ciò che coinvolge la manualità (prendersi cura delle piante, costruire oggetti). Sono proprio questi “mediatori” di conoscenze a rendere più intuitivo, immediato e significativo l’apprendimento per gli studenti con DSA (Damiano, 2013).
Stimolare il ruolo attivo degli alunni nell’apprendimento. In linea con il suggerimento precedente, è fondamentale che i bambini e ragazzi con DSA (ma ciò vale per tutta la classe!) possano sperimentare un’esperienza di apprendimento costruttiva e significativa attraverso il fare e gli esperimenti. È così che possiamo stimolare il ruolo attivo degli studenti ed il loro coinvolgimento cognitivo, fisico, corporeo e emotivo nello studio; gli alunni non dovrebbero essere destinatari di conoscenze e materiali didattici, ma protagonisti del loro percorso scolastico.
Ad esempio, una bella idea potrebbe essere introdurre un’attività oppure consolidare l’acquisizione di competenze scolastiche attraverso dei compiti di realtà, ovvero delle situazioni-problema, il più possibile vicine al mondo reale e alla quotidianità degli alunni, da risolvere utilizzando abilità e competenze specifiche. Questi compiti di realtà, come fare la spesa (calcolo e pianificazione), preparare la valigia per un posto lontano (geografia e problem-solving) possono coinvolgere trasversalmente più abilità cognitive e più argomenti didattici e possono diventare esperienze molto concrete e condivise nel gruppo. In ogni caso, la chiave per l’utilità di queste attività didattiche e laboratoriali è proprio la possibilità di sperimentare e di fare in uno spazio di autonomia e responsabilizzazione e di connessione diretta con il mondo reale e con la vita di tutti i giorni. Ciò che può essere difficile da mantenere in memoria perché astratto e tecnico può diventare più facile da interiorizzare se associato ad esperienze dirette e soprattutto reali (Dewey, 2014).
Promuovere una didattica metacognitiva. La metacognizione (Cornoldi, Meneghetti, Moè, Zamperlin, 2018) è uno dei fattori principali da tenere in considerazione per un apprendimento di successo; di conseguenza, è fondamentale che nel contesto scolastico ci sia, trasversalmente alla materia e alle attività didattiche, un’attenzione a stimolare nei bambini e nei ragazzi la consapevolezza dei propri processi di pensiero e dell’elaborazione delle informazioni, dell’utilità di alcune attività, della capacità di autoregolare e gestire in maniera attiva il processo di apprendimento. Nel concreto, gli insegnanti possono sollecitare delle riflessioni sui meccanismi cognitivi, aiutare i ragazzi nell’autovalutazione del proprio livello di conoscenza di un certo argomento, sensibilizzare sui diversi stili di apprendimento e sui processi di memoria, attenzione, problem-solving che si attivano nella quotidianità e a scuola. Soprattutto per gli studenti con DSA, ma ovviamente per tutti, le abilità metacognitive sono utilissime da tenere nella cassetta degli attrezzi già a partire dalla scuola primaria.
Facilitare l’apprendimento cooperativo ed il confronto con i coetanei. Assodata la premessa che tutti gli studenti hanno dei punti di forza e di fragilità, diventa importante all’interno del gruppo-classe sperimentare questa diversità e questa ricchezza di prospettive e di idee. Il compito dell’insegnante è dunque quello di stimolare attività di gruppo e cooperative, nelle quali non è tanto importante la prestazione, quanto la valorizzazione del contributo di ognuno. In questo modo, gli alunni con Disturbi dell’Apprendimento possono sperimentare quanto il loro modo divergente di apprendere possa diventare una risorsa in un gruppo.
Trovare nella tecnologia un valido alleato nella didattica. In un’idea di didattica personalizzata e individualizzata il contributo della tecnologia è fondamentale, ma solo se inteso come uno strumento, un supporto, un mezzo per garantire un’esperienza di apprendimento positiva e di successo. Grazie alla LIM nelle aule è possibile coinvolgere gli studenti attraverso i diversi canali sensoriali nell’acquisizione di conoscenze e stimolare un apprendimento multisensoriale, attraverso ricerche, video, interviste, sintesi vocale e costruzione di materiale interattivo. Allo stesso modo, i software Geco e Epico, con tutte le possibilità applicative ed interattive che hanno a disposizione, permettono di creare occasioni di condivisione e scoperta di informazioni, di rielaborazione delle stesse attraverso nuovi schemi e nuove modalità e infine di verifica del raggiungimento degli obiettivi didattici.
Vediamo nell’esempio come Geco Attività può essere utilizzato per l’apprendimento dell’argomento dei numeri decimali in una classe quarta della scuola primaria. In questo caso il software è utile come mezzo interattivo e visivamente coinvolgente, come strumento compensativo nel caso di difficoltà nella lettura e nel calcolo e come stimolo per la condivisione e la cooperazione nell’apprendimento. Inoltre, le attività in questione possono essere costruite insieme con gli studenti per stimolare la flessibilità cognitiva ed il cambio di prospettiva oppure possono essere utilizzate come quiz da fare in classe per la valutazione o il consolidamento dell’argomento.
Utilizzare in modo consapevole e attento gli strumenti compensativi e dispensativi. Per gli alunni con Disturbi dell’Apprendimento ogni anno viene predisposto un Piano Didattico Personalizzato con tutte le indicazioni sulle misure dispensative e compensative che facilitano il successo scolastico, evitando che le loro caratteristiche neuropsicologiche diventino un limite. Questi strumenti sono molto numerosi: calcolatrice, tavola pitagorica, computer, mappe e schemi, tempo aggiuntivo per le verifiche, formulari… È fondamentale però che gli insegnanti ne facciano un uso consapevole e condiviso, ad esempio coinvolgendo l’alunno interessato nella scelta, ascoltandolo e trovando insieme a lui le strategie più adatte e funzionali. Inoltre, potrebbe essere utile estendere alcune strategie a chiunque abbia una difficoltà in un’area specifica, spostando dunque l’attenzione dalla prestazione al processo di apprendimento. Allo stesso modo, preparare e sensibilizzare la classe alle misure dispensative e compensative è un passaggio molto significativo e preliminare per il benessere scolastico di tutti: spesso infatti gli studenti con Disturbi dell’Apprendimento possono viverle con vergogna, imbarazzo o senso di colpa, come se fossero degli aiuti e non delle strategie per evitare di essere limitati per una propria caratteristica neuropsicologica, così come gli occhiali per un miope. È compito pertanto dell’insegnante costruire e favorire in classe un clima accogliente e sensibile su tali tematiche.
Riferimenti bibliografici:
Cornoldi, C., Meneghetti, C., Moè, A., Zamperlin, C., Processi cognitivi, motivazione e apprendimento. Il Mulino (Bologna), 2018;
Dainese, R., Le sfide della Pedagogia Speciale e la Didattica per l’Inclusione. FrancoAngeli (Milano), 2016;
Damiano, E., La mediazione didattica. Per una teoria dell’insegnamento. FrancoAngeli (Milano), 2013;
Dewey, J. Esperienza e educazione. Raffaello Cortina Editore (Milano), 2014;
Istituto Superiore di Sanità, Nuova Linea Guida sulla gestione dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), 2022.
Contenuti a cura di Nellia Arciuolo, Laboratori Anastasis