La diagnosi e i primi passi in un mondo nuovo
Come molti bambini, Paola e Lorenzo scoprono di avere un Disturbo Specifico dell’Apprendimento alla fine della terza primaria. Durante i primi anni scolastici, la loro maestra nota una fatica nella lettura, nella scrittura e nel calcolo e, per questo motivo, consiglia alle famiglie un approfondimento da uno specialista.
Anche Paola e Lorenzo sentono di fare fatica a stare allo stesso passo dei compagni e quando capiscono di avere un Disturbo Specifico dell’Apprendimento provano emozioni contrastanti e si pongono tante domande: cos’è un DSA? A cosa serve? Perché proprio a me? Quando va via?
Quando ce lo hanno detto eravamo molto piccoli e non avevamo ben capito cosa significasse. Piano piano abbiamo scoperto cosa fosse veramente la dislessia e abbiamo iniziato a star male. Abbiamo capito che ogni tanto ci faceva lo sgambetto e ci faceva inciampare quando dovevamo leggere, scrivere e fare tutte quelle cose che ai nostri compagni di classe venivano benissimo. Dopo un po’ di tempo però abbiamo capito che non dovevamo aver paura della dislessia, avevamo già vissuto tutta la vita con questa caratteristica, dovevamo solo conoscerci meglio.
Scoprire di avere un DSA non è semplice. Può scatenare sentimenti contrastanti: confusione, smarrimento, non accettazione, sollievo. La diagnosi, però, è solo la prima tappa di un percorso nuovo. È uno strumento utile a sviluppare maggiore consapevolezza rispetto alle proprie caratteristiche di apprendimento, dei propri punti di debolezza ma soprattutto dei propri punti di forza. La maggiore conoscenza di sé permette di compiere i primi passi verso l’autonomia e verso esperienze di successo scolastico.
La dislessia non è una porta murata ma una porta chiusa a doppia mandata. Per aprirla bisogna trovare la chiave giusta.
La costruzione di un metodo di studio
Paola e Lorenzo hanno iniziato pian piano a costruire il loro metodo di studio attraverso un viaggio alla scoperta delle loro caratteristiche di apprendimento e delle strade più adatte da percorrere; entrambi si sono resi conto che non esiste un unico modo di apprendere ma ci sono infinite strade tra cui poter scegliere: è importante stimolare i ragazzi e le ragazze a riflettere su strumenti e strategie più efficaci per sé.
Per Paola e Lorenzo l’utilizzo del computer e degli strumenti compensativi è stato fondamentale. In particolare, l’uso delle mappe e della sintesi vocale è stata la chiave di volta che, non solo li supporta quotidianamente nello studio, ma li fa sentire veramente “forti” perché permette loro di comprendere quel che leggono sfruttando anche un altro canale, quello uditivo, e di essere autonomi. L’attività di costruzione di una mappa supporta la comprensione dell’argomento, in quanto i concetti sono stati scelti e collegati dallo studente in base ad una specifica logica*.
La scelta di ogni parola, colore, immagine e collegamento è frutto di un ragionamento specifico. Tutto deve avere un senso e anche il semplice colore mi deve aiutare a recuperare un concetto collocandolo all’interno della mappa.
Il rapporto con i compagni di classe
Oltre alle difficoltà di natura scolastica, molto spesso i ragazzi con DSA possono vivere problemi di natura emotiva e relazionale che influenzano l’apprendimento e soprattutto il loro benessere. È importante lavorare sull’intero gruppo classe per creare un clima di accoglienza e di fiducia tra i compagni che permetta a tutti di sentirsi a proprio agio. Infatti, ripetute esperienze di insuccesso scolastico associate al giudizio negativo altrui, possono incidere sull’autostima e sul senso di autoefficacia dei ragazzi.
Inizialmente venivano presi in giro perché tutti pensavano che noi dislessici fossimo stupidi. Ci accusavano di avere verifiche semplificate e di essere facilitati nelle interrogazioni perché potevamo avere le mappe.
Quando qualcuno ci dice o diceva “Ah tu sei dislessico” in modo dispregiativo sentivamo un po’ di rabbia e tristezza. Poi quando è arrivata Anastasis a scuola tutti hanno capito che i dislessici non sono stupidi, noi apprendiamo e capiamo…ma in modo diverso.Ancora oggi qualcuno mi dice frasi poco carine ma io sono tranquilla e consapevole nel rispondere che le mie verifiche non sono più facili ma sono fatte sulle mie caratteristiche.
Il rapporto con gli insegnanti
Le difficoltà non sono mancate neanche con alcuni professori
Ci sono insegnanti che ci hanno aiutato e supportato durante tutti gli anni di scuola; altri che invece non sapevano proprio cosa fare. Questo ci ha fatto sentire sempre tristi, arrabbiati e non visti.
Vorrei che gli insegnanti si informassero di più su cos’è la dislessia, quali fatiche facciamo e in che modo apprendiamo. La stessa lezione fatta in un modo per me è totalmente inutile, spiegata in un altro modo è comprensibile.
Se ci penso però il punto è un altro: so benissimo che avere le verifiche personalizzate o le mappe durante le interrogazioni è un mio diritto ed è giusto insistere su questo ma, in realtà, prima di questo, io avrei tanto voluto che loro capissero quanto io ci tenevo alla scuola e quanto impegno ci mettessi perché mi avrebbero fatto capire che tenevano a me e che mi capivano. Io volevo solo sentirmi COMPRESA.
Il ruolo degli adulti di riferimento, come genitori, insegnanti e clinici dovrebbe essere quello di “trampolini di lancio”, base sicura da cui lanciarsi. Solo in questo modo bambini e ragazzi si sentiranno gradualmente più pronti e consapevoli di farcela in autonomia. Gli adulti dovrebbero rispondere al loro bisogno di sentirsi compresi, accettati e visti per quello che sono, al bisogno di sapere che gli altri notato i loro punti di forza e non solo le fragilità.
È fondamentale sentire che c’è qualcuno che cammina insieme a loro in quella strada a volte tortuosa, qualcuno che apprezza i loro passi, incluse le cadute, e che è pronto a sorreggerli quando ne hanno bisogno. Ci saranno sicuramente delle difficoltà ma, con il sostegno e la vicinanza, i ragazzi possono raggiungere tutti i loro obiettivi anche quando non sembra possibile.
Vorrei dirti che…
Ti auguro di scoprire la tua dislessia
È importante riconoscere precocemente la presenza di un DSA per intraprendere il prima possibile il giusto percorso di presa in carico del bambino e per ridurre la probabilità di ripercussioni a livello psicologico.
Auguro a tutti i dislessici di scoprirlo il prima possibile perché altrimenti inizi a non capire cosa succede e a sentirti stupido. Il rischio è che col tempo quello che diranno gli altri diventerà vero per te, proprio perché non trovi un’altra spiegazione possibile. Io ringrazio di averlo scoperto presto: ho avuto modo di creare il mio metodo e adesso so bene quali sono le mie caratteristiche e quali no…la stupidità proprio no.
Basta con la favola del “è tutta questione di impegno”
I ragazzi con DSA possono attraversare fasi di enorme disinteresse verso la scuola, magari dopo aver avuto esperienze di insuccesso scolastico nonostante i loro sforzi. È importante valorizzare tutti i loro sforzi e rafforzare anche i più piccoli successi, ma soprattutto bisogna guidarli verso un percorso di autonomia, le cui prime tappe sono la conoscenza di se stessi e degli strumenti e strategie utili.
Quando ho provato a parlare con i miei professori delle fatiche che faccio e del tempo che impiego, non mi hanno capito davvero…mi hanno detto impegnati di più. NO, non è solo questione di impegno. Non basta “solo” l’impegno. Serve conoscersi, capirsi e informarsi.
Provate ad indossare i miei panni
Leggere, scrivere e fare i calcoli sono atti così semplici ed automatici che può risultare difficile comprendere le difficoltà delle persone con DSA, per coloro che non hanno queste caratteristiche.
Molto spesso, il tempo e la fatica per studiare una pagina di storia, risolvere un problema di geometria o scrivere un tema in italiano non è ben compresa.
Impiego molto tempo per fare le mappe e in generale per studiare. Anche se negli anni sono diventato più autonomo e veloce, molto spesso è davvero faticoso. Non tutti lo capiscono.
Siamo tutti diversi ma siamo tutti uguali.
Per i ragazzi con DSA, costruire un metodo di studio personalizzato è fondamentale ma, le strategie e gli strumenti che utilizzano possono essere validi per tutti, proprio perché esistono infiniti modi di apprendere.
Tutti potrebbero prendere spunto dalle strategie e dagli strumenti che conosciamo noi perché è un metodo di studio che tutti possono costruire. Magari conoscendoci e non allontanandoci possono capire e sperimentare che alcune strategie sono utili e facilitano lo studio.
Paola e Lorenzo sono l’esempio di come un Disturbo Specifico dell’Apprendimento non precluda il successo scolastico. Hanno intrapreso un viaggio alla scoperta di se stessi che li ha portati a sviluppare un’ottima conoscenza delle proprie caratteristiche di apprendimento, di strumenti e strategie utili ma, soprattutto, una capacità di riflessione incredibile.
Hanno fatto delle mappe e degli strumenti compensativi il loro punto di forza ed è vero, “le lettere continuano a cadere come foglie in autunno” ma assicurano che dentro i nodi di una mappa…non possono volare troppo lontano.
BIBLIOGRAFIA
Barbera, F. (2013). Con-pensare i DSA. Guida per insegnanti. CLEUP.
Rendine, F. (2019) – Alunni con DSA e BES: il ruolo di una buona relazione insegnante-allievo. State of Mind. https://www.stateofmind.it/2019/04/relazione-motivazione-scuola/
Articolo a cura di:
Milena Castagliuolo, Psicologa e Tecnico dell’Apprendimento, Laboratori Anastasis