Quando si tratta di DSA e scuola le procedure da effettuare sono – o per lo meno dovrebbero essere – chiare; una volta identificata una fragilità si procede con l’iter diagnostico e, nel caso emerga un effettivo disturbo dell’apprendimento, gli insegnanti procedono con la stesura del piano didattico personalizzato (PDP) che permetta di proporre una didattica ad hoc per le caratteristiche dello studente. Già su questo punto i problemi sono molteplici, ma quando si riceve una diagnosi spesso si dimentica una parte fondamentale, ovvero quello che deve cambiare a casa e quello che lo stesso ragazzo deve modificare nel suo modo di apprendere.
Diagnosi DSA: l’importanza del metodo di studio
Come scrive il Prof. Cornoldi in un intervento addirittura precedente alla legge 170 del 2010, il primo strumento compensativo per un DSA è il metodo di studio ( Cornoldi, c., Tressoldi, p.e., Tretti, m.l., & Vio, c. 2010) e questo metodo necessita di essere flessibile, malleabile alle caratteristiche del ragazzo; per questo si lavora con loro sempre nell’ambito della metacognizione, che è la capacità di riflettere sul proprio “pensiero”.
Uno “studente metacognitivo” è uno studente autoregolato, flessibile e motivato, che riesce ad apprendere in maniera efficace. Lo studente metacognitivo “impara ad imparare”, pianifica, fa previsioni, attua delle procedure, verifica i risultati, ma soprattutto generalizza in altri contesti. L’acquisizione di capacità metacognitive si porta dietro quindi anche un grande lavoro di autoregolazione, pianificazione del tempo e del materiale, oltre che autonomia personale: proprio aspetti dove il DSA può essere fragile.
Il lavoro per diventare uno studente metacognitivo è lungo ma fondamentale e determina, in alcuni casi, un cambiamento totale nelle abitudini del ragazzo. In questa panoramica molto generale è d’obbligo usare una lente di ingrandimento e concentrarsi anche sulla quotidianità dei ragazzi, perché i problemi pratici sono quelli che fanno arrancare nella vita di tutti giorni, che è intrecciata a filo doppio con la vita scolastica.
Mettiamo il focus sui compiti a casa e non tanto su come farli ma sul prima: come preparare un setting di studio adeguato e pianificare la giornata o la settimana di studio.
Setting di studio: cosa bisogna evitare e cosa non può mancare
Un primo passo per riordinare le idee se il tempo speso a studiare risulta caotico è proprio riordinare il proprio ambiente di studio. Indipendentemente dal fatto di avere o non avere Disturbi Specifici dell’Apprendimento, un ambiente di studio ordinato e funzionale può influire sulle proprie prestazioni.
Ecco alcune cose da fare:
- Identificare un luogo della casa dove il bambino o il ragazzo possa fare i compiti e che sia deputato a quella specifica attività.
- Non lasciare tracce di attività interrotte, che potrebbero distrarre. Risulta evidente che se un ragazzo sta giocando a un videogioco e decide di mettere in pausa invece che spegnere la console non riuscirà mai a concentrarsi sul compito e mirerà a finirlo il prima possibile per tornare al suo gioco.
- È importante anche sapere che il disordine nell’ambiente esterno può produrre anche disorganizzazione dell’ambiente interno, rendendo caotico tutto il processo di apprendimento ed esecuzione dei compiti. (Gianluca Daffi – Missione compiti. Manuale di sopravvivenza per i genitori, Erikson editore).
Una volta scelto un ambiente della casa che contenga un tavolo libero e pochi distrattori ludici e sonori è il momento di iniziare il ragionamento cognitivo. Immaginiamo di avere la scrivania di un ragazzo completamente disordinata e che per questo la mamma decida una volta per tutte di riordinarla; probabilmente dopo due giorni la scrivania sarà nuovamente in disordine. Perché? Perché tutte le cose che vengono calate dall’alto tendono a non essere assimilate. Per fare in modo che l’ambiente resti più ordinato e quindi favorisca la concentrazione è importante che il ragazzo ci lavori in prima persona, magari dopo aver ragionato “metacognitivamente” con un operatore specializzato su cosa è da eliminare (per esempio videogiochi, romanzi, giocattoli) e cosa invece non deve mancare prima di iniziare i compiti, per esempio:
- il caricatore del pc per evitare che il pc si spenga e venga perso il lavoro fatto;
- le cuffie, che isolano dai rumori e permettono di usare la sintesi vocale;
- una bottiglietta d’acqua, per ridurre “le scuse” per alzarsi.
Tutti questi ragionamenti non sono banali perché permettono al ragazzo e al bambino di interiorizzare il significato di una determinata scelta. Certamente ognuno è differente, quindi ogni studente avrà bisogno di cose differenti: qualcuno si concentra ascoltando musica, mentre altri ne sono distratti; alcuni sono molto rigorosi nel pianificare le proprie pause, mentre altri hanno bisogno di aiutarsi con delle sveglie per rispettare i piani decisi. L’unica cosa certa è che riordinare e rendere adeguato il proprio ambiente è qualcosa che i ragazzi devono fare di loro pugno. In questo modo non solo “l’ordine” sarà più duraturo, ma si andranno a incrementare anche le abilità metacognitive, l’autoregolazione e la pianificazione.
Pianificazione della settimana e della giornata
Altro tema parecchio complicato è il raggiungimento dell’autonomia nella pianificazione dei tempi da dedicare allo studio, soprattuto visto che spesso le settimane dei ragazzi sono molto piene anche di attività extra-scolastiche, che sono estremamente importanti. È bene quindi imparare a pianificare e rispettare i tempi prefissati, così da non dover sacrificare tutte le attività piacevoli della settimana.
In questo caso può essere utile creare una tabella nella quale inserire gli impegni fissi della settimana (Fig. 1), così da organizzare il restante tempo per lo studio, ricordando che per un ragazzo DSA sono di fondamentale importanza le pause. A seconda delle sue caratteristiche è possibile che gli servano piccole pause ma frequenti o pause sporadiche ma più lunghe.
Per questo può essere utile elaborare insieme, oltre allo schema generico, anche uno schema più specifico della giornata e suddividere il pomeriggio tra pause e momenti di studio (come descrive la seconda immagine – Fig. 2). A seconda delle abitudini e delle caratteristiche del ragazzo una pianificazione può essere più o meno efficace. Quelle che trovate qui sotto sono solo delle possibilità, non sono la regola; i ragazzi con disturbi specifici dell’apprendimento sono infatti come fiocchi di neve: non ce n’é uno uguale all’altro. Questo tipo di tabella deve quindi rispettare le caratteristiche di ogni studente.
Creare una tabella che delinei il pomeriggio è il primo passo per crearsi una routine che anticipi l’inizio dei compiti e che metta quindi ordine nel “mondo interno” dello studente.
Tappa successiva è quella decidere quali compiti fare e in quanto tempo – punto fondamentale nel processo metacognitivo; infatti facendo una stima preventiva del tempo che si potrebbe impiegare, alla fine si può verificare se l’impegno e il tempo richiesto per quel compito fossero sovrastimanti o sottostimati. Questo modo di pensare permette al ragazzo di autoregolarsi; iniziare a farlo partendo da una tabella giornaliera dà a un ragionamento così complesso una punta di concretezza.
Verso il futuro: conoscenza di sé nell’apprendimento
Questi sono solo i primissimi passi di un percorso che può portare ad una conoscenza personale molto profonda nell’ambito dell’apprendimento e che può condurre a una flessibilità di pensiero generalizzabile in molti altri contesti. Continuando a ragionare in maniera metacognitiva i ragazzi si approcceranno allo studio ponendosi sempre più domande. Da che materia inizio a fare i compiti? Matematica? Italiano? Perché? Perché una è più facile? perché mi piace di più? E ancora…Quanto tempo mi serve per fare questo compito? Come mai non ci sono riuscito? La strategia che ho utilizzato era quella giusta? Potevo usare uno strumento più veloce ed efficace?
Come già detto il percorso è lungo, ma ogni passo porta una crescita notevole ed estremamente significativa.
Continua a piantare i tuoi semi, perché non saprai mai quali cresceranno – forse lo faranno tutti. Albert Einstein
Fonti:
Il primo strumento compensativo (Cornoldi, c., Tressoldi, p.e., Tretti, m.l., & Vio, c. (2010)
Per un alunno con dislessia: un efficiente metodo di studio. (Gianluca Daffi – Missione compiti. Manuale di sopravvivenza per i genitori, Erikson editore)
Contenuti dell’articolo a cura della Dott.ssa Chiara Tomesani, Laboratori Anastasis
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