Negli ultimi decenni è cresciuto notevolmente l’interesse per le funzioni esecutive (FE), date le numerose evidenze che mostrano come queste abilità siano collegate a molteplici aspetti dello sviluppo dell’individuo, primo fra tutti il successo scolastico.
Ma che cosa si intende quando si parla di FE? E come è possibile promuovere lo sviluppo di queste importanti abilità e sostenere i bambini che presentano difficoltà in questo ambito? Cerchiamo di capirlo insieme in questo articolo.

Con il termine funzioni esecutive si fa riferimento ad un insieme di processi diversi ma interconnessi tra loro che permettono di pianificare il nostro comportamento e mettere in atto azioni finalizzate al raggiungimento di un obiettivo. Per questo motivo, spesso ci si riferisce all’insieme delle FE come alle capacità di regolazione. Queste abilità entrano in gioco in particolare nelle situazioni nuove o complesse, in cui comportamenti appresi e automatizzati risultano inadeguati, ma sono fondamentali anche in tutte le situazioni di vita quotidiana che richiedono pianificazione e problem-solving, come ad esempio fare la cartella o fare i compiti.
Uno dei modelli teorici più accreditati è quello proposto da Miyake e collaboratori (2000), che individua 3 componenti principali: l’inibizione, che permette di bloccare comportamenti impulsivi e informazioni irrilevanti per il compito; la memoria di lavoro, che permette di tenere a mente e manipolare le informazioni, e la flessibilità cognitiva, ovvero la capacità di passare flessibilmente da un compito ad un altro e di trovare soluzioni nuove e originali di fronte ad un problema. Sulla base di queste 3 componenti si sviluppano poi i processi cognitivi superiori di pianificazione e problem-solving (Diamond, 2013).
Alla luce di questa sintetica descrizione, emerge come non sia sempre facile distinguere questo insieme di processi cognitivi da un altro insieme di abilità: le abilità attentive.
L’attenzione può essere definita come quel processo cognitivo che ci permette di selezionare alcuni stimoli dell’ambiente e di ignorarne altri. In altre parole, è quella abilità che ci permette di rimanere concentrati su un compito fino al raggiungimento dell’obiettivo senza farci distrarre da ciò che ci accade attorno.
Si tratta quindi di un processo cognitivo complesso, che non è possibile considerare in modo unitario, ma che al contrario include un insieme di abilità diverse tra loro. In particolare, la ricerca ha individuato diversi tipi di attenzione che operano in maniera differente:

  • Attenzione selettiva, ovvero la capacità di focalizzarsi su alcuni stimoli, rilevanti per il compito, ignorandone altri. Permette ad esempio di seguire la spiegazione dell’insegnante senza farsi distrarre dai compagni che chiacchierano o da ciò che accade fuori dall’aula;
  • Attenzione divisa, ovvero la capacità di prestare attenzione a più compiti contemporaneamente, fondamentale ad esempio se dobbiamo ascoltare la lezione e prendere appunti;
  • Attenzione sostenuta, che ci permette di mantenere l’attenzione per periodi di tempo prolungati. E’ fondamentale per riuscire a restare concentrati durante le spiegazioni o per portare a termine un compito.
  • Shifting attentivo, ovvero la capacità di spostare il proprio focus attentivo da uno stimolo ad un altro secondo le richieste della situazione e del compito.

Proprio per la stretta correlazione, e parziale sovrapposizione delle diverse componenti attentive e del funzionamento esecutivo, secondo alcuni modelli teorici l’attenzione è un’abilità a se stante, che è alla base del funzionamento esecutivo, mentre altri modelli considerano l’attenzione una componente stessa delle FE (Anderson, 2002).

 

Ma come si sviluppano tali abilità?

Lo sviluppo delle abilità attentive e delle funzioni esecutive è strettamente relato allo sviluppo dei lobi frontali. Infatti pazienti con lesioni frontali mostrano la cosiddetta sindrome disesecutiva, caratterizzata da difficoltà di pianificazione, presa di decisioni, flessibilità cognitiva e controllo del proprio comportamento e delle proprie azioni. In linea con i tempi di sviluppo dei lobi frontali, lo sviluppo di attenzione e FE inizia nei primi mesi di vita e si protrae fino alla tarda adolescenza. Ogni componente ha poi una particolare traiettoria di sviluppo. Fin dai primi mesi di vita i bambini sono in grado di prestare attenzione agli stimoli rilevanti e ignorarne altri. Nei primi anni di vita iniziano poi a svilupparsi le abilità di regolazione del comportamento, ma fino ai 5 anni di età le funzioni esecutive sembrano essere un costrutto unitario e indifferenziato. E’ a partire dai 5 anni che iniziano a differenziarsi le abilità di memoria di lavoro ed inibizione, mentre la flessibilità cognitiva emerge a partire dagli 8 anni di età. A partire da queste abilità di base, durante l’infanzia e l’adolescenza, alcune abilità raggiungono la maturità come la flessibilità cognitiva, mentre altre si perfezionano e si potenziano in maniera progressiva, come ad esempio la pianificazione e il problem-solving.

 

Ruolo di attenzione e FE nello sviluppo del bambino

Indipendentemente dal modello teorico di riferimento e dal fatto che l’attenzione venga considerata o meno una componente stessa del funzionamento esecutivo, appare evidente come tutte queste dimensioni operino in maniera interconnessa e rivestano un ruolo fondamentale nelle capacità di regolazione comportamentale del bambino e più in generale nelle capacità adattive. Se non fossimo sostenuti tutti i giorni dalle nostre abilità attentive e di autoregolazione, vivremmo costantemente in balia dei nostri impulsi e faremmo fatica a portare a termine anche i compiti più semplici. Sarebbe difficile leggere per intero questo articolo, inibendo le distrazioni (come i rumori esterni) o i nostri desideri (controllare la posta elettronica, andare a prendere un caffè). Sarebbe difficile studiare per la verifica, pianificando i tempi di studio e rispettando il piano stabilito. Sarebbe inoltre difficile tenere a mente le cose da fare senza dimenticare impegni e appuntamenti.
Numerosi studi hanno dimostrato il ruolo protettivo delle FE nello sviluppo del bambino. Buone FE in età prescolare e scolare predicono un miglior rendimento scolastico e una miglior qualità di vita in età adulta, con un impatto sullo sviluppo che appare anche maggiore di quello del QI. Sono inoltre protettive rispetto alla comparsa di condotte a rischio e disturbi della condotta e sono associate a migliori abilità sociali e relazionali. Anche in età adulta, il funzionamento esecutivo è predittivo del successo lavorativo.
Compromissione di attenzione e FE sono inoltre presenti in numerosi disturbi del neurosviluppo quali il disturbo da deficit di attenzione/iperattività, disabilità intellettive, disturbo dello spettro autistico, disturbi del linguaggio e disturbi specifici dell’apprendimento.

 

Quali sono i segni di una difficoltà a livello di FE e attenzione?

Sebbene difficoltà di regolazione emergano in maniera più evidente nel corso della scuola primaria, via via che la richiesta di autonomia e auto-regolazione aumenta, alcuni segni possono essere evidenti già nella prima infanzia. Segni caratteristici di fragilità di attenzione e autoregolazione in età prescolare sono ad esempio:

  • difficoltà a portare a termine un gioco o un’attività;ù
  • scarsa tolleranza della frustrazione;
  • agitazione motoria, iperattività;
  • difficoltà a ricordare e/o rispettare le regole;
  • difficoltà a rispettare i turni della conversazione o del gioco;
  • difficoltà a ricordare e portare a termine le consegne;
  • non ricordano informazioni anche a breve termine;
  • non ricordano luoghi e tempi degli eventi accaduti;
  • difficoltà nella regolazione degli stati emotivi, irritabilità;
  • goffaggine motoria e difficoltà grafo-motorie.

In età scolare compaiono inoltre:

  • scarso controllo inibitorio;
  • incapacità di portare a termine compiti assegnati, soprattutto le consegne lunghe e complesse;
  • difficoltà nel mantenere l’attenzione, specie in compiti noiosi;
  • tendenza alla procrastinazione;
  • difficoltà di percezione del tempo;
  • difficoltà nell’eseguire più compiti contemporaneamente (ascoltare e prendere appunti);
  • lentezza esecutiva;
  • difficoltà a tenere il filo del discorso;
  • difficoltà ad autocorreggersi;
  • incapacità di prendere decisioni;
  • difficoltà di pianificazione e di organizzazione nei compiti scolastici e nella vita quotidiana;
  • difficoltà di relazione con i pari;
  • scarsa consapevolezza dei sentimenti altrui.

 

Il loro ruolo nella scuola

Alla luce delle difficoltà elencate sopra, appare evidente come le FE abbiano un ruolo cruciale nel contesto scolastico. Con l’ingresso nella scuola primaria, il carico cognitivo richiesto aumenta considerevolmente rispetto agli anni della scuola dell’infanzia. I bambini devono svolgere compiti con consegne sempre più lunghe e complesse, che richiedono la manipolazione di un numero crescente di dati e informazioni. Inoltre, è richiesto loro una notevole capacità di autoregolazione, dovendo restare seduti sulla sedia ad ascoltare l’insegnante per un periodo di tempo sempre più lungo. Anche le capacità di inibizione sono particolarmente sollecitate, in quanto i momenti di gioco e svago si riducono per dare spazio ad attività didattiche che possono essere più noiose e frustranti. In questo senso, alcuni studi hanno dimostrato come attenzione e FE sono alla base di comportamenti adattivi orientati all’apprendimento, quali lo stare concentrati durante la lezione, portare a termine le consegne, fare correttamente la cartella e avere il materiale necessario per svolgere le lezioni. A sua volta, saper mettere in atto comportamenti adeguati al contesto favorisce buone prestazioni scolastiche.
Ma questo non è l’unico modo in cui le FE incidono sul successo scolastico. Numerosi studi hanno infatti dimostrato che queste abilità sono direttamente implicate nello svolgimento dei compiti scolastici.
Ad esempio, i compiti matematici richiedono di tenere a mente e manipolare informazioni numeriche, formule e procedure, inibire informazioni irrilevanti e passare flessibilmente da una operazione o procedura ad un’altra; fare delle operazioni a mente richiede al bambino di manipolare e tenere a mente informazioni e di tenere a mente i risultati intermedi; risolvere problemi matematici richiede di saper individuare e inibire le informazioni irrilevanti ma anche di saper inibire strategie automatizzare ma inappropriate per il compito. Allo stesso modo, la memoria di lavoro è cruciale per l’apprendimento delle lettere e dell’associazione fonema-grafema ed è associato a migliori abilità di lettura, scrittura e comprensione del testo.
Difficoltà di FE quindi portano i bambini ad avere un cattivo rendimento scolastico, con effetti a cascata a livello emotivo motivazionale. Scarse capacità di regolazione e di adattamento al contesto scolastico portano il bambino a sperimentare difficoltà e insuccessi nelle attività scolastiche, che lo porteranno a sviluppare sentimenti negativi verso la scuola, frustrazione, demotivazione e bassa autostima. Tutto ciò attiva un circolo vizioso di insuccessi e difficoltà che è importante interrompere. Ma come fare?

 

Quali strategie di supporto?

Al di là delle evidenze scientifiche, sempre più insegnanti rilevano come una elevata percentuale di alunni manifestino difficoltà scolastiche a causa di difficoltà di attenzione e regolazione del comportamento. E’ cresciuto sempre di più l’interesse per l’individuazione di strategie di potenziamento di queste abilità, al fine di ridurre o prevenire le difficoltà.
In ottica di prevenzione, fondamentale è il potenziamento delle FE in età prescolare. Se infatti un bambino esercita e sviluppa le sue abilità durante l’infanzia, avrà meno difficoltà ad adattarsi al contesto scolastico mettendo in atto comportamenti adeguati. Avrà inoltre miglior successo scolastico, minori difficoltà di relazione con i pari e sarà in grado di pianificare e organizzare le sue attività e in generale avrà una vita più serena.
In quest’ ottica, diverse modalità sono state proposte per allenare le FE in età prescolare. Una modalità che risulta particolarmente efficace è la robotica educativa, che utilizza i principi della programmazione per promuovere lo sviluppo di capacità di pianificazione e problem-solving. Un esempio è quello di Bee-bot, un robot a forma di ape sviluppato appositamente per l’età prescolare e che può essere utilizzato per proporre ai bambini attività di coding attraverso la manipolazione di un oggetto concreto che permette di verificare il risultato delle proprie azioni nella realtà. La programmazione impone regole ben precise e richiede di inibire i comportamenti impulsivi; per svolgere il compito, in altre parole, il bambino deve pianificare il percorso, osservando bene la mappa, anticipare mentalmente gli spostamenti, selezionare i comandi appropriati ed eventualmente riaggiornare la programmazione in base agli esiti. Il robot fornisce poi un feedback concreto, che consente al bambino di verificare nella realtà la correttezza delle sue azioni. Sono poi stati ideati diversi percorsi di potenziamento che hanno alla base il gioco. Infatti, anche i giochi più comunemente utilizzati dai bambini nella vita quotidiana, se proposti secondo modalità opportune, con piccoli adattamenti, si rivelano particolarmente utili. Molti giochi richiedono ad esempio al bambino di inibire comportamenti impulsivi (es: smettere di ballare quando la musica si stoppa, alzarsi in piedi quando la maestra indica il basso e viceversa), il rispetto delle regole (e quindi memoria di lavoro), flessibilità cognitiva (monitorare il proprio comportamento e modificarlo in caso di errore). In quest’ottica, due percorsi che si sono rivelati efficaci sono il programma FEREA e il programma CHICCO e NANA’. In entrambi i casi il gioco viene utilizzato come mezzo per stimolare i processi cognitivi tramite la motivazione e il piacere di apprendere.

Il Mondo degli Elli è un altro esempio concreto nel quale un “serious game” integrato con un modello di intervento ecologico in classe, sviluppa un potenziamento delle diverse FE. Alla base di questa proposta per la scuola primaria, vi è l’idea della gamification in cui l’utilizzo del gioco favorisce il coinvolgimento e la motivazione degli studenti, accompagnandoli con divertimento, partecipazione e cooperazione al raggiungimento del successo formativo. Nel videogioco “Il Mondo degli Elli” i bambini imparano a navigare, anche attraverso il coding, in mondi virtuali per guadagnare punti e passare ai livelli successivi ed allenare così alcune abilità specifiche (le funzioni esecutive).
La natura inclusiva del percorso lo rende particolarmente indicato in classi in cui vi siano bambini con problemi di regolazione emotiva e del comportamento: le attività di gruppo e quelle di carattere metacognitivo rendono gli alunni consapevoli dell’importanza delle proprie Funzioni Esecutive e attenti ad un comportamento in collettività che possa aiutare chi è in difficoltà.
Sempre allo scopo di promuovere lo sviluppo delle funzioni esecutive e la generalizzazione dei miglioramenti alla vita quotidiana, il percorso prevede che gli insegnanti propongano attività supplementari a quelle proposte nel videogioco: attività carta-matita, attività motorie e giochi e attività scolastiche che richiedono l’utilizzo di una o più funzioni esecutive, e che quindi ne promuovono lo sviluppo.

 

Il mondo degli elli

 

Anche per l’età scolare, uno strumento di supporto allo sviluppo delle FE è senz’altro il coding, che come abbiamo già detto, richiede di mettere in campo le FE nella loro totalità. In modo simile, anche esporre i bambini ad attività che promuovono l’utilizzo e lo sviluppo del pensiero computazionale – ovvero l’insieme dei processi mentali coinvolti nella formulazione di un problema e della sua soluzione in modo tale che un umano o una macchina possano effettivamente eseguirla – si sono rivelate particolarmente efficaci nel potenziare le abilità di regolazione. Infine, anche determinate tipologie di attività motorie, così come l’uso della mindfulness, si sono rivelate capaci di promuovere lo sviluppo delle FE.
Così come per lo sviluppo tipico, numerosi modelli di intervento sono stati predisposti per bambini con disturbi del neurosviluppo, ed in particolare per l’intervento con bambini con ADHD, che trova nelle FE il suo core-deficit. Indipendentemente dalla modalità di intervento scelta, alcuni principi sono stati
individuati come imprescindibili in ottica di efficacia dell’intervento (Diamond, 2012):

  • Maggiore è la difficoltà nel bambino, maggiore potrà essere il miglioramento
  • Le attività devono avere difficoltà crescente per essere sempre sfidanti
  • Le attività devono essere proposte in modalità divertenti e motivanti
  • Il percorso deve essere prolungato nel tempo

Per concludere, un aspetto che risulta importante nella promozione delle FE, indipendentemente dall’età o dalla presenza o meno di un disturbo del neurosviluppo, è il coinvolgimento di genitori e insegnanti. Sia nel caso di bambini a sviluppo tipico che di bambini con disturbi del neurosviluppo. I percorsi che prevedono una formazione specifica anche a genitori e insegnanti, e che quindi li rendono capaci di essere figure di supporto nell’acquisizione delle FE, risultano essere particolarmente efficaci. Gli studi sullo sviluppo tipico suggeriscono infatti che le funzioni esecutive si sviluppano all’interno del contesto sociale. La presenza di un adulto competente, che fornisce strategie efficaci, è associata a un migliore sviluppo delle funzioni esecutive.

 

 

 

A cura di: dr.ssa Carlotta Rivella, PhD, Psicologa, Ricercatrice Post Doc presso Università degli Studi di Genova.

 

 

 

Bibliografia:

  • Miyake, A., Friedman, N. P., Emerson, M. J., Witzki, A. H., Howerter, A., & Wager, T. D. (2000). The unity and diversity of executive functions and their contributions to complex “Frontal Lobe” tasks: a latent variable analysis. Cognitive psychology, 41(1), 49–100.
  • Diamond, A. (2013). Executive functions. Annual review of psychology, 64, 135-168.
  • Anderson P. (2002). Assessment and development of executive function (EF) during childhood. Child neuropsychology : a journal on normal and abnormal development in childhood and adolescence, 8(2), 71–82.
  • Diamond, A. (2012). Activities and programs that improve children’s executive functions. Current directions in psychological science, 21(5), 335-341.

Sitografia: 

 

 

 

Potrebbe interessarti

Un viaggio nelle Funzioni Esecutive

Un modello di intervento per la scuola primaria finalizzato al potenziamento delle Funzioni Esecutive per una più consapevole gestione collettiva di difficoltà comportamentale ed emotive e per un forte impatto sulla didattica. Scopri di più.

 

 

0
    Il tuo carrello
    Il tuo carrello è vuotoTorna al catalogo