Il mondo di oggi è un mondo digitale, che si sviluppa e si arricchisce con le tecnologie, le condivisioni attraverso il web e i social network. Tutto ciò è oggi scontato per le nuove generazioni che sono nate e cresciute in questo mondo e la cui lingua madre è quella delle tecnologie.
Già nel 2001 Prensky ha parlato di “nativi digitali”: “le prime generazioni a crescere con questa nuova tecnologia. Hanno passato l’intera vita circondati da computer, videogiochi, lettori di musica digitale, videocamere, telefoni cellulari e tutti gli altri giocattoli e strumenti dell’era digitale … Oggi i nostri studenti sono tutti ‘madrelingua’ del linguaggio digitale di computer, videogiochi e Internet”.
Non è così per le generazioni precedenti, quelle che sono state definite di “immigrati digitali”, ovvero genitori, nonni, insegnanti ai quali sono i ragazzi che insegnano ad utilizzare il cellulare, a scoprire le nuove funzioni di Google e a capire il meccanismo dei social network a cui maldestramente si sono iscritti.

 

Attenzione però!

Essere in grado di maneggiare le tecnologie ed essere nati in questo mondo digitale non significa essere consapevoli e competenti di destreggiarsi nella complessità del web e dei social network, dato che sono necessarie delle abilità sociali ed emotive complesse per riconoscere le conseguenze delle proprie azioni (soprattutto se sono mediate da uno schermo), per valutare la pericolosità di un contatto o di un sito, per monitorare il proprio coinvolgimento e per rispettare le altre persone “virtuali” con cui si interagisce.
A pensarci bene è così anche nel mondo reale; figuriamoci nel mondo digitale tra privacy, condivisioni incontrollate di contenuti, rapporti con gli altri mediati dalle tastiere, algoritmi che ci tengono agganciati agli schermi e intelligenze artificiali che hanno la risposta a tutto. In poche parole, le nuove generazioni hanno le competenze pratiche per maneggiare agevolmente le tecnologie; hanno bisogno però di acquisire le competenze cognitive, sociali ed emotive per utilizzarle in maniera costruttiva e consapevole.

 

Cosa possiamo fare noi adulti?

E’ compito di noi adulti far sì che queste competenze possano essere acquisite di pari passo con l’utilizzo che viene fatto delle tecnologie e dei social network, per un uso consapevole, non casuale e per questo non dannoso.
Vediamo come famiglia e scuola possono essere di aiuto:

  • Acquisire una cultura digitale. Essere nati in un’epoca diversa ed essere “immigrati digitali” non è una giustificazione: il primo passo è entrare nel mondo digitale e farci amicizia. Ad oggi le tecnologie sono parte della quotidianità, quindi attenzione a non demonizzarle e a non farle diventare un tabù! Piuttosto avventuriamoci in questo mondo così complesso, non giudichiamo le complesse regole dei social network e della tecnologia: soltanto in questo modo possiamo avvicinarci alla realtà delle nuove generazioni e colmare il divario generazionale, diventando alleati e non sconosciuti.
  • Condividere l’utilizzo delle tecnologie e farne tesoro! Il mondo digitale ha tantissime potenzialità se pensiamo alla quotidianità degli adolescenti: permettono di fare più facilmente amicizia in un contesto nuovo, sono un valido aiuto nell’apprendimento (basti pensare ai software come Geco con la sua sintesi vocale e la possibilità di costruire le mappe in modo efficace e veloce) e nella didattica, stimolano la ricerca di informazioni su qualsiasi cosa e la curiosità, ci mettono in contatto in tempo reale anche se a km di distanza… Insomma è importante che insegnanti, genitori ed educatori si prendano il tempo necessario per scoprire il mondo digitale e far sì che possa essere una risorsa nel percorso di vita degli adolescenti.
  • Stabilire delle regole chiare e condivise. Anche se le potenzialità del mondo digitale sono tante, non ci dimentichiamo dei rischi e di alcune criticità, come l’esposizione a possibili contenuti non adatti o ad un utilizzo improprio della propria immagine e la possibilità di sostituire il mondo reale con quello virtuale ed isolarsi socialmente. E’ compito degli adulti aiutare gli adolescenti a regolare l’accesso al mondo digitale in termini di tempi e modalità. Ovviamente non esistono delle regole uguali per tutti, dato che queste ultime dipendono molto dall’età, dalle caratteristiche di ognuno e dai diversi contesti sociali. Ciò che è fondamentale è che queste regole siano condivise con gli stessi ragazzi, in modo da renderli partecipi dei motivi per cui sono state stabilite e stimolare consapevolezza e responsabilità; inoltre, è utile mostrarsi disponibili a trovare un punto di incontro, a negoziare se necessario affinché le regole siano costruite insieme e non imposte.
    Se ad esempio decidiamo di vietare l’utilizzo di TikTok a nostro figlio dodicenne, è importante parlare dei possibili rischi e dei motivi che hanno portato a questa scelta; allo stesso tempo, proviamo a chiedere al ragazzo quando secondo lui potrebbe essere in grado di gestire questo social in autonomia e decidiamo insieme la “data di scadenza” di questa regola.
  • Osservare eventuali campanelli di allarme. Oggi che la tecnologia e i social network sono ovunque ed il loro utilizzo è quotidiano, non è quindi facile riconoscere quando tale utilizzo non è più adeguato e fisiologico. Anche qui purtroppo non esiste un criterio oggettivo. Facciamo attenzione però al tempo trascorso nel mondo digitale: è bilanciato ed equilibrato rispetto ad altre attività alternative del mondo “reale” (ad esempio, sport e uscite con gli amici)? Toglie tempo al sonno, ai pasti o alle occasioni sociali?
    Altro aspetto fondamentale da tenere in considerazione è il vissuto emotivo associato all’utilizzo della tecnologia; chiediamoci come stanno i ragazzi davanti agli schermi e quali sono le loro emozioni mentre condividono, chattano, guardano video e ascoltano musica.

L’era digitale offre quindi un mare di possibilità, ma richiede una bussola morale e cognitiva; è nostro dovere fornire ai giovani le competenze necessarie per utilizzare le tecnologie in modo etico e produttivo, preparandoli a diventare cittadini digitali responsabili.

 

 

 

A cura di: Nellia Arciuolo – Psicologa Centro di Apprendimento Anastasis

 

 

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