Andare a scuola dovrebbe essere un’esperienza positiva…ma è sempre così?
Tutti riconosciamo l’importanza della scuola nella sua complessità per tutti gli studenti, dal momento che essa è un ingrediente fondamentale nella costruzione del benessere psicologico e sociale e nello sviluppo cognitivo. In un mondo ideale, l’esperienza scolastica dovrebbe essere stimolante, costruttiva, piacevole e guidata dal desiderio di scoperta e di esplorazione del mondo.
Purtroppo però, secondo gli ultimi dati statistici, per circa l’1-5% dei ragazzi in età scolare frequentare la scuola non è sinonimo di tutto ciò, bensì è un’esperienza associata a stati intensi e clinicamente significativi di ansia e di preoccupazione, tali da compromettere il benessere scolastico e la frequenza costante e regolare. In questi casi, non parliamo del fisiologico stato di attivazione e di ansia correlato alle verifiche, alle interrogazioni o al confronto con i pari, ma parliamo di livelli di ansia e angoscia rilevanti e invalidanti nell’esperienza scolastica, al punto da essere riconosciuti come sintomi di un vero e proprio disturbo: la fobia scolastica.
La fobia scolastica: cos’è e come riconoscerla
Pur non essendo un disturbo riconosciuto dai manuali diagnostici più utilizzati, negli ultimi anni diversi autori (De Masi, Moriggia, Scotti, 2020) hanno definito come fobia scolastica la condizione psicopatologica appena descritta, mettendo in evidenza diversi fattori che ci permettono di riconoscerla e di differenziarla da situazioni simili, come la dispersione scolastica, l’ansia e la preoccupazione per le verifiche e le interrogazioni, le difficoltà nell’apprendimento.
Prima di tutto, possiamo riconoscere la fobia scolastica dagli stati eccessivi di ansia e di angoscia, talvolta di panico, correlati all’esperienza scolastica; ad esempio, gli studenti che ne soffrono possono avere reazioni emotive molto intense quando si prospetta e si avvicina il momento di andare a scuola oppure quando sono nel contesto scolastico. Tali stati interni si associano spesso a sintomi psicosomatici, come spesso succede nei bambini della scuola primaria, quali mal di testa, mal di pancia, diarrea, vomito e dolori addominali. A riguardo, si precisa che questa sintomatologia non è da considerarsi un capriccio o una “scusa” per evitare di andare a scuola, ma una vera e propria manifestazione di un disagio emotivo molto intenso che “scombussola” tutto l’organismo.
Inoltre, una variabile fondamentale a cui fare attenzione è il livello più comportamentale, relativo cioè alle conseguenze di questi stati emotivi. Si parla infatti di fobia scolastica quando la sintomatologia ansiosa, proprio perché eccessiva e ingestibile per gli studenti, si traduce in comportamenti problematici e disfunzionali, come il ritiro dalle attività scolastiche, il rifiuto di andare a scuola (con frequenti assenze e/o ritardi) e l’evitamento di qualsiasi stimolo correlato al contesto scolastico. Inevitabilmente ciò compromette il funzionamento non solo scolastico, ma anche relazionale, emotivo e psicologico degli studenti con fobia scolastica, proprio per tutte le conseguenze che i comportamenti di ritiro e di evitamento portano con sé. Infatti, più si prolungano le assenze da scuola e più sarà difficile rientrare per il timore di dover recuperare le attività perse, per la paura dei commenti e dei giudizi degli altri, per la difficoltà crescente a gestire gli stati di ansia e per l’abbassamento del senso di autoefficacia e dell’autostima.
Quali sono le cause e i fattori che alimentano la fobia scolastica?
Molto spesso, insegnanti e genitori vedono come immotivata oppure incomprensibile l’ansia eccessiva di alcuni studenti e il conseguente ritiro dalle attività scolastiche; questo perché capita che ci siano degli elementi apparentemente incoerenti con la sintomatologia, come un buon rendimento scolastico, capacità relazionali e sociali adeguate e un contesto amicale (al di fuori della scuola) ricco e soddisfacente. Tali elementi sono soltanto apparentemente discordanti con la fobia scolastica e possono assolutamente coesistere con essa, dato che gli stati di ansia e preoccupazione possono essere correlati a motivazioni ed elementi differenti.
È importante precisare che le fobie scolastiche sono tutte diverse e le cause e i fattori che ci sono alla base sono molteplici e tra i più svariati. Di conseguenza, comprendere come questi studenti vivano l’esperienza scolastica e come mai arrivino ad evitarla a causa dell’ansia e dell’angoscia è fondamentale per intervenire nella maniera più adeguata e soprattutto per evitare di invalidare o minimizzare la fatica e la sintomatologia sperimentata.
Tra le cause e i fattori che possono alimentare la fobia scolastica troviamo:
- Eventi di vita personale e familiare vissuti come stressanti, ad esempio la malattia propria o di un familiare, la separazione tra i genitori, il lutto e la perdita di un membro significativo della famiglia, il trasferimento da una città all’altra. In questo caso, gli studenti potrebbero sperimentare uno stato ansioso intenso non tanto in riferimento al contesto scolastico, quanto alla possibilità di allontanarsi per diverse ore dalla propria famiglia e al timore, non per forza realistico, che possa succedere qualcosa di spiacevole o grave.
- Paura di non essere all’altezza delle aspettative e di non riuscire ad avere una buona prestazione scolastica. L’ansia e la preoccupazione per ciò potrebbe essere talmente elevata da attivare la sintomatologia sopra descritta ed arrivare all’evitamento di verifiche, interrogazioni ed in generale delle attività scolastiche. C’è da aggiungere che uno stato emotivo così intenso potrebbe compromettere a tutti gli effetti la prestazione, come magari già sperimentato da questi studenti, e ciò non farebbe che attivare ed alimentare ulteriormente l’evitamento della situazione temuta.
- Difficoltà relazionali con i coetanei oppure con gli insegnanti. A volte, dietro la fobia scolastica c’è tanta ansia sociale, legata al fatto che nel contesto scolastico sia inevitabile sperimentare relazioni con i propri pari e con gli adulti di riferimento. Anche in questo caso, da un lato il timore, più o meno realistici, degli studenti di essere giudicato, preso in giro e/o non apprezzato, dall’altro eventuali episodi pregressi di bullismo, litigate e/o conflitti potrebbero spiegare il ritiro e l’evitamento delle attività scolastiche.
- Fatica in alcune abilità scolastiche (soprattutto prima di una eventuale diagnosi di ADHD e/o Disturbo dell’Apprendimento). Capita, soprattutto nei primi anni della scuola primaria, che gli studenti sperimentino molta fatica in alcune materie a causa di deficit o cadute in aree neuropsicologiche specifiche (come la lettura nel caso di bambini con dislessia oppure la matematica nel caso di bambini con discalculia). In alcune situazioni, prima di arrivare ad un’eventuale diagnosi, tale fatica può essere minimizzata dagli adulti oppure attribuita alla poca motivazione e allo scarso impegno e per gli studenti può diventare molto frustrante non riuscire a spiegare le proprie difficoltà e non vedere riconosciuto il proprio impegno. Di conseguenza, l’ansia e le preoccupazioni potrebbero diventare tali da portare ad una sintomatologia significativa e da limitare la partecipazione alle attività scolastiche.
Come intervenire nei casi di fobia scolastica?
Per gli adulti può essere molto difficile capire come aiutare gli studenti con fobia scolastica. Concedere loro di stare a casa oppure forzarli ad andare a scuola? Cambiare scuola?
Come prima specificato, tutte le fobie scolastiche sono diverse, per cui è fondamentale trovare le strategie più adatte per ogni situazione, in funzione delle caratteristiche dello studente, dell’intensità dei suoi sintomi, della gravità del quadro psicopatologico e delle motivazioni che riscontriamo alla base dell’ansia e del ritiro scolastico.
In generale, però, è sempre importante tenere a mente alcune indicazioni.
- Fare squadra! È indispensabile che famiglia, scuola e figure di riferimento nella vita degli studenti con fobia scolastica siano sintonizzati ed in linea nella definizione degli obiettivi e delle strategie di intervento. Allo stesso tempo, sarebbe utile coinvolgere attivamente anche i bambini e i ragazzi per renderli consapevoli e responsabili della propria difficoltà e quindi poi anche dei loro (anche se piccoli) passi avanti.
- Spostare l’attenzione dalla prestazione scolastica. Quando gli studenti si rifiutano di andare a scuola oppure quando riescono a partecipare alle attività scolastiche soltanto con molta angoscia e preoccupazione, è indispensabile che insegnanti e genitori mettano in secondo piano i voti e la prestazione scolastica. Va da sé che la priorità è favorire il reinserimento a scuola e fare in modo che l’esperienza scolastica venga associata ad emozioni positive, di conseguenza alleggerire il carico di compiti e sospendere temporaneamente il programma, le verifiche e le interrogazioni possono essere strategie funzionali.
- Accogliere le emozioni e non minimizzarle. A volte siamo anche noi adulti ad essere spaventati da emozioni intense come quelle sperimentate dagli studenti con fobia scolastica e spesso, per evitare il prolungarsi di tali stati di ansia e di angoscia, si può finire per attivare e rinforzare strategie di evitamento e di ritiro scolastico. Per questo motivo, è importante che insegnanti e genitori provino a cavalcare l’onda emotiva dei bambini e dei ragazzi, provando a non esserne sopraffatti, ma piuttosto accettandola, accogliendola e trasformandola in un’esperienza di crescita e di arricchimento.
- Attenzione alle dinamiche in classe! Sappiamo che il ruolo delle relazioni con i coetanei e con i professori può essere molto importante; è per questo fondamentale che gli adulti di riferimento si prendano del tempo per curarle e per far sì che gli studenti siano il più possibile a loro agio nel condividere e vivere le loro emozioni, anche quelle più difficili, a scuola. Questo aspetto potrebbe sembrare secondario, ma è in realtà parte delle problematiche e quindi dell’intervento nei casi di fobia scolastica.
- Ultimo ma non meno importante…chiediamo l’aiuto di un professionista della salute mentale! Quello che gli studenti con fobia scolastica vivono ha un grande impatto nella loro quotidianità, ma anche nel loro percorso evolutivo e di crescita; pertanto, è fondamentale rivolgersi ad uno psicologo che potrà accompagnarli nella gestione di ansia e angoscia e nella parallela e graduale ripresa delle attività scolastiche.
A cura di: Nellia Arciuolo, psicologa del Centro di Apprendimento Anastasis.
Riferimenti bibliografici:
Celi, F., Fontana, D., Psicopatologia dello sviluppo. Storie di bambini e psicoterapia. McGraw-Hill, 2010;
De Masi, F., Moriggia, M., Scotti, G., Quando la scuola fa paura. La fobia scolastica spiegata a genitori, docenti, psicologi e psicoterapeuti. Mimesis, 2020;
Lambruschi, F., Psicoterapia cognitiva dell’età evolutiva. Procedure di assessment e strategie psicoterapeutiche. Bollati Boringhieri Editore, 2014.